Che cos’è?
Il Museo Paleontologico e Archeologico “Virginio Caccia” di San Colombano al Lambro (Mi), è una struttura comunale di carattere culturale; l’attività svolta è di natura prevalentemente didattica e divulgativa. Infatti molte sono scolaresche (dalla primaria ai licei) che frequentano sistematicamente il Museo come integrazione ed approfondimento di quanto viene appreso dai libri di testo.
Le collezioni dei reperti fossili ed archeologici qui conservate, sono un eccezionale ausilio alla conoscenza delle origini e della storia di questo “unico” fenomeno naturale padano, qual è il Colle di San Colombano.
Il materiale in esposizione permette una piacevole ed affascinante – e sotto alcuni aspetti sbalorditiva – lettura dell’evoluzione e delle vicissitudini che dalla notte dei tempi si sono alternate fino ai giorni nostri.
La storia.
La singolarità geografica e geologica del Colle di San Colombano al Lambro ha sempre interessato ricercatori scientifici e semplici appassionati di geologia, paleontologia ed archeologia.
Il documento più antico sullo studio scientifico del “Colle” di cui abbiamo notizia, è datato 1784, ne è autore Severino Volta, (fratello pel più famoso, Alessandro), docente presso l’Università di Pavia.
L’abbondanza e la particolarità dei reperti elessero il colle di San Colombano a “laboratorio” naturale. Dal XVIII secolo, fino agli anni ’50 del novecento, il “Colle” fu meta dei più autorevoli ricercatori delle Scienze della Terra.
Molti reperti qui raccolti hanno arricchito collezioni pubbliche e private (240 “pezzi” raccolti a San Colombano compongono la collezione dei Molluschi marini conservata al Museo di Storia Naturale di Milano).
Fu appunto da una collezione privata che prese corpo la costituzione di un Museo a San Colombano. L’idea balenò al dott. Virginio Caccia, medico dentista, figlio dell’amministratore dei beni di Casa Belgioioso, appassionato conoscitore e raccoglitore di tutto ciò che di particolare affiorava dagli scavi effettuati in collina. Il dott. Caccia, avvalendosi della collaborazione dei docenti dell’Università di Pavia e degli esperti ricercatori della Società Italiana di Scienze Naturali di Milano, classificò pezzo dopo pezzo tutti i reperti in suo possesso.
Consapevole dell’importanza scientifica e storica della propria collezione, nel 1927 ne fece dono al Comune di San Colombano al Lambro. Disposta in apposite bacheche fu ospitata nella sala del Consiglio Comunale.
Successivamente i reperti furono collocati nei corridoi della Scuola Elementare dove vi rimasero fino al 1965. Poi, per ragioni di studio, nel 1966 i fossili furono consegnati all’Università di Pavia. L’Ateneo pavese li studiò e custodì per tredici anni; nel mese di marzo 1979 iniziò la restituzione.
La determinazione della Maestra Bianca Belli Panigada, con l’assistenza del prof. Giacomo Anfossi, docente di Paleontologia dei vertebrati presso l’Università di Pavia, il Museo iniziò l’allestimento nell’attuale sede. Nel settembre 1980 venne inaugurato nella disposizione come è visibile oggi, l’Amministrazione comunale lo volle dedicare giustamente al dott. Virginio Caccia.
INVERTEBRATI MARINI
Vetrina Gasteropodi.
Vi sono esposti alcuni esemplari delle moltissime specie rinvenute negli scavi effettuati sul Colle. Provengono dai tre tipi litologici (sabbie, argille, calcari).
Vetrina Faune nane.
Vi si possono osservare molluschi di piccole dimensioni provenienti prevalentemente dai livelli calcarei. Il “nanismo” è comunemente ritenuto, dal punto di vista ecologico, come indicatore di ambienti particolarmente sfavorevoli al normale sviluppo delle forme animali.
Vi sono esposti anche, scafopodi (Dentalium), un echinoderma (Cidaris) ed alcuni anellidi (Serpula).
Vetrina Lamellibranchi.
Si osservano bellissimi individui. Interessanti, in particolare, i pettinidi (Pecten jacobeus, Pseudamussium septemradiatum, indicatore dei climi freddi e Chlamys) ed i cardidi (soprattutto Cerastoderma glaucum) caratteristico per costituire associazioni viventi in acque a bassa salinità.
Vetrina Foraminiferi, Celenterati, Spongiari, Briozoi.
Alcuni residui di lavaggio contenenti abbondante microfauna a foraminiferi prevalenti. Le dimensioni dei fossili sono tali da richiedere l’uso del microscopio per il loro riconoscimento. Sono pure esposti resti di altri organismi marini: briozoi provenienti dai livelli calcarei e costituenti insieme ai coralli ed alle alghe coralline i maggiori costruttori di scogliere.
Si possono inoltre osservare anche alcuni esemplari di celenterati (esacoralli) e calcisponge. Gli ultimi gruppi sono strettamente legati alla facies di scogliera.
Vetrina Litologica.
Comprende i diversi tipi di rocce marine che si trovano nel Colle. Si possono distinguere i seguenti tipi litologici: calcari, calcari conglomeratici, sabbie e argille, tutti inglobanti ancora resti più o meno completi di organismi marini.
Vertebrati
Vetrina del Cervus.
Pochi frammenti di ossa di questi mammiferi abbastanza diffusi nella Pianura Padana durante il Pleistocene. Interessanti soprattutto i resti di corno di Cervus elaphus.
Vetrina dell’Homo sapiens e dell’Equus.
Resti di Homo sapiens: porzione di calotta cranica e parte di mandibola priva di denti. Il grado di fossilizzazione di questi resti è piuttosto avanzato e sembra ben collegabile con quello degli altri resti faunistici pleistocenici. Tuttavia mancando il preciso riferimento stratigrafico con i livelli di provenienza, non è possibile una più esatta interpretazione dei reperti.
Tenuto conto anche di altri rinvenimenti avvenuti nella valle del Po (Arena Po, Spessa, Mezzana Corti ecc.) sembrerebbero potersi attribuire al Paleolitico superiore.
Una mandibola, denti isolati ed alcuni frammenti di ossa lunghe, non esposti testimoniano la presenza di Equus caballus nell’Olocene della pianura circostante. Questi esemplari dovevano essere molto simili all’attuale Equus przewalski vivente oggi allo stato selvaggio solamente in alcune zone orientali della Russia ed in Asia centrale.
Vetrina del Rinoceronte.
Vi è esposto un magnifico esemplare di cranio di Rinoceronte delle steppe. Si tratta del cranio pressoché completo di una specie oggi estinta.Viveva nella Pianura Padana in associazione con elefanti, cervi ed ippopotami, prima che eventi climatici sfavorevoli alla sopravvivenza portassero alla sua scomparsa.
È pure esposto un omero molto ben conservato di un altro esemplare dello stesso genere.
Vetrina del Bos taurus.
Vi sono esposti parti craniali ed altre ossa appartenenti a questa specie vissuta nella Pianura Padana durante l’Olocene (ultimi 10.000 anni).
A queste forme si ricollegano gli attuali Bovidi domestici.
Vetrina dell’Elefante.
Un frammento di molare ed alcuni pezzi di ossa indicano la presenza nella zona anche di questo grosso mammifero del quale, presso altri Musei (Pavia, Milano, ecc.), esistono resti più completi. Trattasi presumibilmente di resti di Elephas primigenius comunemente chiamato Mammuth; era una forma adattata ai climi freddi e comune nel Pleistocene dell’Eurasia e del Nord America.
La sua scomparsa dalla zona viene comunemente fatta risalire a circa 10.000 anni fa.
Vetrina del Bisonte.
Vi si osservano frammenti di cranio con corna incomplete.
Sono resti di animali appartenenti alla specie Bison (Simobison) priscus.
Questo animale era di relativamente grandi dimensioni con apertura delle corna, nei maschi adulti, superiore al metro.
La sua massima espansione nella Pianura Padana sembra essere correlabile con il regredire dell’associazione a Elephaf, Rhinoceros e Magaceros.
SEZIONE ARCHEOLOGICA
Nel museo sono custoditi alcuni oggetti in ceramica ed in metallo che rappresentano solo una piccola percentuale rispetto alle grandi potenzialità archeologiche dell’area.
La zona di San Colombano ha restituito reperti che coprono un arco cronologico molto ampio che va dall’età del rame fino a quella romana, medioevale e post-medioevale.
All’interno di questo arco, i reperti qui conservati sono classificati tra l’era gallica e quella romana.
Di particolare interesse è la ricostruzione parziale di una tomba a inumazione formata da due file di quattro mattoni manubrati (cioè recanti una cavità che ne facilita la presa) disposte a “tetto”. Tale struttura tombale, detta “alla capuccina” è tipica dell’età romana, soprattutto tardo-romana.
In altre vetrine sono esposte ceramiche quasi tutte integre, un’olla cineraria in impasto rosato, fabbricata al tornio veloce, datata alla seconda metà del I sec. a.C.; una ciotola in argilla rosa-arancio molto depurata e ricoperta da una vernice grigio-nerastra opaca del I sec. a.C.
Coeva alla “ciotola” è la coppetta emisferica in argilla arancio, si tratta di un “pezzo” appartenente alla ceramica d’uso comune, cioè che veniva utilizzata ogni giorno per usi alimentari.
L’indirizzo è:
Museo Paleontologico e Archeologico “VIRGINIO CACCIA”
Palazzo Patigno – Via Giuseppe Monti, 47 – Tel. 0371.2931 (centralino)
San Colombano al Lambro (Mi)
Visite guidate ogni prima domenica del mese da Aprile a Ottobre
(escluso agosto) orario: 10.00 -12.00 / 15.00 – 17.00